Con la doppietta al Venezuela, Messi regala l’ultimo sorriso al Monumental prima di lasciare l’Albiceleste. “Il Mondiale? Non credo ci sarò.”
Il giorno che nessun argentino voleva vedere è arrivato. Al Monumental di Buenos Aires, con gli occhi lucidi e i figli accanto, Lionel Messi ha detto addio alla sua Argentina, quella maglia che ha amato, sofferto, portato al trionfo e che ora lascia, a 38 anni, con la consapevolezza che il tempo è finito.
Nel 2025, dopo una carriera irripetibile, Messi gioca l’ultima partita casalinga con l’Albiceleste. Il fisico inizia a presentare il conto, e il sogno di un altro Mondiale a 39 anni diventa sempre più distante: “Non credo che giocherò un altro Mondiale. Se non starò bene, preferisco non esserci.” Parole pesanti come pietre, pronunciate dopo l’ultima esibizione davanti al suo popolo, quello che per anni lo ha messo a confronto con Maradona, quello che solo dopo la Coppa America e il Mondiale in Qatar ha smesso di fargli pesare ogni cosa.
L’ultima al Monumental: applausi, commozione e un’altra doppietta
Contro il Venezuela, nella penultima giornata delle qualificazioni sudamericane, Messi scende in campo per la sua ultima apparizione in casa. La folla lo acclama con striscioni, cori, accendini accesi, come in un concerto rock. Lo stadio vibra a ogni suo tocco, lo chiama, lo piange. In campo, lui risponde con quello che sa fare meglio: due gol. Gli ultimi regalati alla sua gente.
Poi, alla fine, gli abbracci con i compagni, lo sguardo basso, le lacrime. In tribuna, i figli lo guardano con orgoglio. In campo, i tifosi cantano “Mio Capitano”, come a voler trattenere un pezzo di storia che se ne va. Ma niente è per sempre.

“Finire così è quello che ho sempre sognato”, ha detto. E lo ha fatto nel modo che gli è più naturale: giocando da fuoriclasse, anche a 38 anni, con un sinistro che ancora incanta, ma con un fisico che inizia a cedere.
Il peso di un’eredità e la pace ritrovata con la sua nazione
Per anni Messi ha portato il peso di non aver vinto nulla con l’Argentina. Era l’uomo dei record col Barcellona, ma in patria sembrava non bastare mai. Le critiche, i paragoni con Maradona, l’etichetta di “campione a metà” hanno segnato la sua carriera con la Selección.
Ma poi è arrivata la svolta. La Coppa America del 2021, e soprattutto il Mondiale in Qatar nel 2022, hanno riscritto la storia. Lì, Messi ha smesso di essere “solo” un campione. È diventato leggenda nazionale. Il rapporto tormentato tra lui e l’Argentina si è trasformato in una dichiarazione d’amore reciproca, intensa, autentica, finalmente completa.
Il presente, ora, si chiama Inter Miami, dove Messi continuerà a giocare nel 2026. Ma senza più le notti sudamericane, senza più la 10 dell’Argentina. Il corpo chiede riposo, la mente insegue nuovi stimoli. Il prossimo Mondiale sarà guardato da spettatore, e non da protagonista.
Anche le storie d’amore più belle finiscono. E quella tra Messi e l’Argentina è una delle più belle mai raccontate nel calcio. Un addio sussurrato, vissuto con lacrime sincere, abbracci veri, gol memorabili. La fine di un’era che resterà impressa nella storia dello sport, e nel cuore di chi ha avuto la fortuna di vederla accadere.