David Gilmour, “Live at the Circus Maximus” e nuove sessioni per il prossimo album

Annuncio di David Gilmour

Il chitarrista David Gilmour annuncia un nuovo progetto che vedrà il Circo Massimo come suo nuovo palco-requisitoire-magazine.com

Franco Vallessi

Settembre 11, 2025

David Gilmour si racconta tra concerti, registrazioni e l’amore per la musica dal vivo: pochi eventi, scelte mirate e una voce ancora sorprendente.

David Gilmour ha sempre scelto la qualità alla quantità. I suoi tour sono eventi rari, calibrati, che toccano poche città e lasciano un segno profondo. L’ultimo, andato in scena nel 2024, ha fatto tappa in sole quattro cittàLondra, Roma, New York e Los Angeles – ma ognuna è diventata un evento iconico. Il cuore del tour è racchiuso in “Live at the Circus Maximus, Rome”, film-concerto tratto dalle tre serate romane di ottobre: uscirà nei cinema dal 17 al 24 settembre 2025.

Il Circo Massimo come teatro epico del rock

Il sito scelto da Gilmour per il nuovo film è storico e simbolico: il Circo Massimo, con il suo passato imperiale e una visuale mozzafiato su Roma, si è trasformato in un’arena di emozioni e suoni. Non è la prima volta che il chitarrista dei Pink Floyd si esibisce in luoghi leggendari: da Pompei alla Royal Albert Hall, passando per Danzica, ha sempre cercato scenari che rendessero le sue performance immortali anche su pellicola.

Circo Massimo, Roma
Circo Massimo, Roma-requisitoire-magazine.com

“Mi piace filmare almeno una parte dei miei tour,” racconta Gilmour. “Quello che abbiamo fatto al Circo Massimo ha un’anima diversa, legata al presente e alla musica nuova. È un altro momento della mia vita.”

Al fianco di Gilmour, per queste nuove registrazioni, una band rinnovata con cui ha trovato subito un feeling profondo. Spiccano i nomi di Guy Pratt, compagno storico al basso dal 1987, Greg Phillinganes alle tastiere, e Adam Betts, batterista noto per la sua versatilità. Il concerto vede anche la partecipazione della figlia Romany, che da guest è diventata parte integrante del tour.

La centralità della musica nuova e lo sguardo verso il futuro

Il film non sarà l’unico contenuto in arrivo. Il 17 ottobre 2025 uscirà anche il cofanetto The Luck and Strange Concerts, che raccoglierà tracce da tutta la tournée americana ed europea. Al centro, il materiale dell’ultimo album, Luck and Strange, ma non mancano brani iconici dei Pink Floyd come Time e Breathe, rivisitati in chiave essenziale.

“I fan si aspettano certe canzoni e io le amo ancora. Ma voglio sempre spingere sul nuovo. Stavolta abbiamo dato spazio a pezzi recenti e a interpretazioni libere del repertorio classico”, spiega Gilmour.

Tra le curiosità, la decisione di non suonare Learning to Fly, nonostante sia ancora oggi molto trasmessa dalle radio. “Ci sono troppi brani tra cui scegliere. Alcuni restano fuori, anche se non lo meriterebbero.”

Intanto, Gilmour lavora già al prossimo album. Ha accumulato idee, bozzetti, pezzi abbozzati e vecchie registrazioni che potrebbero finalmente trovare una forma. “Ho già qualcosa di concreto. Spero di registrare le prime session in studio entro la fine del 2025.”

Il metodo è lo stesso: parte da solo, costruendo le tracce su Pro Tools, per poi coinvolgere gli altri musicisti in fase avanzata. “Così so già dove voglio andare. Poi lascio che gli altri aggiungano il loro talento.”

Una carriera senza rimpianti, ma con qualche omissione storica

Gilmour ammette un solo rimpianto: non aver filmato i tour dei Pink Floyd negli anni ‘70. “Pensavamo che contasse solo il momento. Ma col senno di poi, avremmo dovuto documentare di più.” Oggi, con tecnologie avanzate e archivi pieni di registrazioni da mixer, si potrebbe ricostruire qualcosa. Ma, come dice lui, “dipende tutto dalla Sony. Io ormai non ho più responsabilità sul catalogo.”

Il musicista, che compirà 80 anni a marzo 2026, pensa a una celebrazione semplice: “Una cena con amici e famiglia. Nulla di speciale.”

E se il futuro tour si facesse in uno spazio futuristico come lo Sphere di Las Vegas? “Qualcuno me l’ha proposto. Non ci ho ancora pensato seriamente, ma non lo escludo.”

La parabola di David Gilmour continua a stupire. Con il suo passo lento, riflessivo e pieno di visione, dimostra che si può invecchiare nella musica senza svendersi, restando fedeli alla propria identità artistica. Il suo rapporto con il passato è rispettoso, ma mai vincolante. Il futuro? Ancora da scrivere, ma già in fase di registrazione.