Vuoi smettere prima di lavorare? Ecco come usare il TFR per uscire in anticipo

Pensione anticipata

Il Trattamento di Fine Rapporto può diventare un sostegno per anticipare la pensione. - www.requisitoire-magazine.com

Luca Antonelli

Settembre 9, 2025

Una nuova via per uscire dal lavoro con anticipo, ma solo in presenza di precisi requisiti.

L’anticipo del TFR per l’uscita anticipata dal lavoro è tornato al centro dell’attenzione dopo le più recenti modifiche normative e i chiarimenti pubblicati in queste settimane. La misura rappresenta una possibilità concreta per alcuni lavoratori prossimi alla pensione, che potrebbero accedere a una forma di accompagnamento al trattamento previdenziale sfruttando il proprio Trattamento di Fine Rapporto. Ma conviene davvero? Chi può farne richiesta e quali condizioni devono verificarsi?

Nel quadro attuale, segnato da incertezze sul futuro delle pensioni e da una pressione crescente sul sistema previdenziale pubblico, strumenti come l’anticipo TFR assumono un ruolo strategico. Non solo per chi desidera smettere di lavorare prima, ma anche per le imprese che cercano una gestione più flessibile della propria forza lavoro. La normativa in vigore prevede infatti che, in presenza di determinati requisiti, il lavoratore possa chiedere all’azienda o accedere a un finanziamento garantito per integrare il reddito fino al momento della pensione effettiva. Il meccanismo è tecnicamente articolato, e non sempre vantaggioso sul piano economico. Ecco cosa prevede nel dettaglio.

Come funziona il meccanismo di anticipo e quali sono i requisiti

Il meccanismo dell’anticipo del TFR si inserisce all’interno di un percorso già noto con il nome di APE aziendale o volontario. Si tratta di un sistema che consente ai lavoratori di cessare l’attività lavorativa fino a tre anni e sette mesi prima dell’età pensionabile, accedendo a un prestito-ponte garantito da una quota del proprio TFR e da successivi rimborsi trattenuti dalla pensione.

Pensione anticipata
Le regole sul TFR cambiano a seconda del contratto e della posizione lavorativa. – www.requisitoire-magazine.com

Nel dettaglio, chi intende andare in pensione con anticipo tramite questo canale deve avere almeno 63 anni compiuti e un’anzianità contributiva minima di 20 anni. Deve mancare non più di 3 anni e 7 mesi alla maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia. Il lavoratore deve inoltre avere una pensione attesa non inferiore a 1,4 volte l’assegno sociale, per evitare che la misura si applichi a soggetti con trattamenti troppo bassi.

Il finanziamento ponte può avvenire tramite l’intervento dell’azienda, che anticipa in tutto o in parte il TFR maturato, oppure tramite istituti bancari convenzionati, con la garanzia dello Stato. In questo caso, il TFR funge da base di garanzia per il prestito necessario a coprire il periodo di transizione. A pensione raggiunta, l’INPS inizia a rimborsare l’ente erogatore del prestito, con trattenute mensili sull’assegno.

Dal punto di vista fiscale, l’operazione ha implicazioni non banali: l’anticipo del TFR viene tassato in modo ordinario, e non con la tassazione separata prevista per il TFR in erogazione a fine carriera. Questo dettaglio può pesare in modo significativo sull’importo netto percepito, e va valutato con attenzione prima di fare richiesta.

A chi conviene e quali sono i limiti da valutare

Nonostante l’apparente vantaggio, non sempre conviene ricorrere all’anticipo del TFR per smettere di lavorare prima. Il primo limite è economico: l’operazione comporta un indebitamento che verrà ripagato con una riduzione della pensione netta per molti anni. In secondo luogo, chi ha un TFR modesto o ha avuto carriere discontinue potrebbe trovarsi con un importo insufficiente a garantire un accompagnamento dignitoso.

Un altro elemento da considerare è che l’anticipo è legato a prestiti bancari convenzionati, non sempre facili da ottenere. Alcuni istituti applicano criteri rigidi per valutare l’affidabilità creditizia del lavoratore, ed è lo Stato a dover intervenire come garante nei casi più critici. Questo allunga i tempi e rende il meccanismo meno fluido rispetto alle aspettative.

Il quadro cambia se l’azienda decide di farsi carico dell’anticipo in forma diretta. In questo caso, il lavoratore può uscire dal lavoro senza passare dal sistema bancario, ottenendo una somma a titolo di incentivo all’esodo o come anticipo effettivo del TFR. Questa possibilità è però subordinata a accordi aziendali o a crisi d’impresa, e non si applica su larga scala.

Va segnalato infine che, per chi accede a strumenti come Quota 103 o Opzione donna, il meccanismo dell’anticipo TFR potrebbe risultare incompatibile o superfluo. In questi casi, la via diretta alla pensione potrebbe essere già percorribile senza ricorrere a prestiti o garanzie.

In sintesi, si tratta di uno strumento utile ma non universale, che può rappresentare una soluzione temporanea solo per una parte dei lavoratori. La valutazione andrebbe fatta con l’assistenza di un consulente previdenziale o del patronato, considerando tutti gli aspetti — fiscali, economici e contributivi — prima di procedere. Il rischio, se sottovalutato, è quello di trovarsi con un assegno pensionistico decurtato per molti anni a fronte di un’uscita anticipata che, col senno di poi, potrebbe non valere il costo.