Spotify contro ReVanced. La diffida che accende la battaglia legale sulle funzioni Premium gratuite

Spotify Revanced

Spotify e il fronte legale sulle funzioni Premium. - www.requisitoire-magazine.com

Luca Antonelli

Settembre 13, 2025

La piattaforma di streaming musicale avvia un’azione formale contro gli sviluppatori della patch che consentiva di aggirare i limiti, aprendo un fronte che tocca utenti e mercato.

Spotify ha deciso di alzare il livello dello scontro contro chi prova a bypassare il suo modello di abbonamento. Nelle ultime settimane la società svedese ha inviato una diffida ufficiale al team di ReVanced, erede non dichiarato del popolare YouTube Vanced. Al centro della disputa c’è una patch che permetteva di sbloccare gratuitamente le funzioni Premium, normalmente accessibili solo agli abbonati paganti: assenza di pubblicità, skip illimitati dei brani e persino download offline.

La mossa legale di Spotify rappresenta un segnale forte in un mercato in cui la protezione dei contenuti e dei ricavi è diventata cruciale. L’azienda ha chiesto la rimozione immediata della patch e ha ribadito che la diffusione di strumenti non autorizzati viola i termini di servizio, oltre a creare un danno economico diretto. Per Spotify, che conta oltre 600 milioni di utenti attivi mensili e circa 240 milioni di abbonati Premium, ogni accesso illegittimo significa perdita di introiti e rischio di minare la sostenibilità del modello.

La patch ReVanced e i rischi per Spotify

ReVanced è un progetto che si presenta come alternativo e parallelo ad alcune app ufficiali, con la possibilità di applicare patch capaci di modificare le funzioni originali. Nel caso di Spotify, lo strumento permetteva a chiunque di godere delle caratteristiche Premium senza versare il costo dell’abbonamento, che in Italia parte da circa 10,99 euro al mese.

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La sfida sulle funzioni gratuite che divide utenti e aziende. – www.requisitoire-magazine.com

Il successo di questi strumenti si spiega facilmente: molti utenti cercano scorciatoie per evitare la pubblicità e avere un servizio completo senza pagare. Già in passato erano circolate versioni modificate dell’app di Spotify, distribuite tramite canali non ufficiali o forum, che avevano costretto la società a intensificare i controlli.

La differenza, questa volta, è la dimensione del fenomeno. ReVanced non è una singola modifica isolata, ma un progetto strutturato, con una community ampia e attiva. L’esistenza di un software così diffuso ha spinto Spotify a intervenire con una diffida formale, segnalando la violazione e richiedendo la rimozione dei file. Una mossa che potrebbe preludere ad azioni legali più dure, nel caso in cui la richiesta non venga rispettata.

Il tema riguarda anche la sicurezza degli utenti. Scaricare e installare patch non ufficiali significa correre il rischio di imbattersi in software manomesso, con possibili esposizioni a malware o furti di dati. Spotify punta anche su questo argomento per scoraggiare la diffusione delle versioni modificate, ricordando che l’unico modo sicuro per accedere ai servizi resta l’app ufficiale.

La strategia legale e il futuro del modello Premium

La battaglia contro ReVanced non è soltanto un episodio tecnico, ma un passaggio che può incidere sulla strategia complessiva di Spotify. La società, quotata al Nasdaq, ha costruito il suo modello di business proprio sulla distinzione tra utenti gratuiti e utenti Premium. Il primo gruppo porta pubblicità, il secondo garantisce entrate ricorrenti grazie agli abbonamenti.

Se strumenti come ReVanced si diffondono, questa linea rischia di spezzarsi. Spotify teme un effetto a cascata: utenti che rinunciano all’abbonamento, riduzione dei ricavi pubblicitari, indebolimento del rapporto con etichette discografiche e artisti. Non è un caso che la società abbia avviato la diffida subito, evitando che la vicenda crescesse fino a livelli ingestibili.

Sul piano legale, la diffida è solo il primo passo. In casi simili, la piattaforma può arrivare a chiedere la chiusura dei repository, denunciare i responsabili per violazione del copyright e dei termini di servizio, e collaborare con le autorità per arginare la diffusione. La risposta di ReVanced, almeno finora, non è stata pubblica. Ma la community che ruota attorno al progetto è numerosa, e non è detto che l’azione basti a fermarne la diffusione.

Per gli utenti, la vicenda diventa un avviso chiaro: aggirare le restrizioni può sembrare un vantaggio immediato, ma espone a rischi concreti. Per Spotify, la sfida sarà duplice: proteggere i ricavi e convincere chi oggi cerca scorciatoie che il valore dell’abbonamento Premium giustifica la spesa. La diffida, in questo senso, segna un punto di svolta in un conflitto che tocca non solo la tecnologia, ma il cuore stesso del modello di business.