La lotta alla pirateria digitale in Italia entra in una fase mai vista prima. Dopo i blitz delle scorse settimane che avevano portato alla chiusura di due piattaforme clandestine, ora la questione si sposta direttamente sugli utenti. La Guardia di Finanza di Roma, con il supporto del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lecce e il coordinamento della Procura, ha acquisito i nomi di oltre duemila abbonati a IPTV illegali sparsi in 80 province italiane. Quegli stessi nominativi, già segnalati e sanzionati, sono ora a disposizione di Dazn, Sky e Lega Serie A, che hanno annunciato di voler procedere con richieste di risarcimento danni.
L’indagine e il ruolo della Guardia di Finanza
Roma, settembre 2025 – L’operazione partita dal Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza ha analizzato dati anagrafici, bancari e di geolocalizzazione per arrivare a identificare migliaia di utenti collegati a piattaforme di streaming non autorizzate. Un lavoro definito “capillare” dagli investigatori, che ha permesso di smantellare reti di abbonamenti pirata e tracciare i fruitori finali.
Le indagini hanno confermato come l’uso del cosiddetto “pezzotto” non fosse un fenomeno marginale. Secondo i dati raccolti, la distribuzione geografica dei clienti tocca gran parte del Paese, senza distinzione di età o ceto sociale. Non a caso, gli inquirenti parlano di un fenomeno culturale oltre che economico.
Per gli utenti coinvolti, la situazione rischia di aggravarsi: oltre alle multe già comminate, arriva ora la possibilità concreta di dover risarcire i titolari dei diritti televisivi. Una cifra che, secondo le stime, può raggiungere migliaia di euro, paragonabili a dieci anni di abbonamenti regolari.
La soddisfazione è stata espressa dai vertici delle piattaforme. Stefano Azzi, CEO di Dazn Italia, ha definito la visione illegale “un atto che mette a rischio chi lo pratica e danneggia lo sport”. Andrea Duilio, CEO di Sky Italia, ha parlato apertamente di “furto” con conseguenze reali.
Le reazioni della Lega Serie A e i prossimi passi
Anche la Lega Serie A, tramite l’amministratore delegato Luigi De Siervo, ha commentato l’operazione parlando di una svolta nella battaglia contro la pirateria: “Si sta realizzando ciò che diciamo da tempo: chi sbaglia paga. Non è più un terreno senza regole. Ogni mese stringiamo il cerchio intorno ai pirati digitali”.
De Siervo ha ricordato come nelle ultime settimane siano stati chiusi portali importanti come “Calcio” e “Streameast”, che offrivano partite in diretta a centinaia di migliaia di utenti. Una dimostrazione, a suo dire, che l’impegno congiunto tra istituzioni, aziende e forze dell’ordine sta producendo risultati tangibili.
Per i duemila e più utenti ora identificati, l’orizzonte è chiaro: ricevere richieste ufficiali di risarcimento. Non sarà un percorso immediato, ma i legali delle aziende hanno già predisposto gli atti. È la prima volta che in Italia un’azione del genere colpisce in modo diretto non solo i gestori dei siti, ma anche i consumatori finali.
La partita, in senso metaforico, si gioca ora sul terreno giudiziario. Un capitolo che potrebbe segnare un precedente importante nella lotta alla pirateria sportiva. E non è escluso che in futuro si allarghi a migliaia di altri utenti, visto che le indagini restano aperte e nuovi nomi potrebbero emergere nei prossimi mesi.