Gli azzurri si giocano tutto nelle ultime giornate: serve almeno un pareggio per volare in Nord America.
L’Italia si trova di nuovo a un passo dall’incertezza. Dopo aver mancato la qualificazione ai Mondiali del 2018 e del 2022, gli azzurri si giocano tutto nelle ultime due partite del girone C per staccare il pass verso USA, Canada e Messico, sede del Mondiale 2026. La situazione è delicata, ma nelle mani della squadra. Il prossimo impegno è contro la Macedonia del Nord, poi ci sarà lo scontro diretto con l’Ucraina, match che potrebbe decidere il destino della Nazionale.
Ad oggi l’Inghilterra è già certa della qualificazione diretta, mentre l’Italia e l’Ucraina sono appaiate a 13 punti. L’Italia ha però una gara in meno e un piccolo vantaggio: in caso di arrivo a pari punti, prevale il risultato degli scontri diretti, e il successo degli azzurri all’andata potrebbe rivelarsi decisivo. Ma è proprio questo margine sottile a tenere la tensione altissima: un passo falso potrebbe spalancare di nuovo le porte dello spareggio, con tutti i rischi che comporta.
Il girone si chiuderà il 20 novembre 2025, e in mezzo ci sarà da superare l’ostacolo della Macedonia, la squadra che due anni fa eliminò l’Italia nella corsa al Mondiale in Qatar. Uno spauracchio che ancora oggi agita i pensieri della squadra, e che rende ogni partita un esame psicologico oltre che tecnico.
Tutti gli scenari aperti per gli azzurri
Il regolamento è chiaro: la prima del girone va direttamente al Mondiale, la seconda accede agli spareggi. Con l’Inghilterra già qualificata, la lotta è tra Italia e Ucraina per il secondo posto utile. Se l’Italia batte la Macedonia e poi pareggia con l’Ucraina, si qualifica. Se invece perde o pareggia con la Macedonia, e poi non vince con l’Ucraina, finisce terza. In quel caso, ci sarebbe lo spareggio a marzo: un mini-torneo da dentro o fuori, con partite secche e un tabellone da sorteggiare.

Lo scenario ottimale è vincere entrambe le gare, ma non è obbligatorio. L’importante è non perdere l’ultima contro l’Ucraina. In caso di arrivo a pari punti, l’Italia ha il vantaggio dello scontro diretto. Questo dettaglio, apparentemente tecnico, è in realtà uno snodo cruciale della strategia.
Il ct Luciano Spalletti ha chiesto attenzione e compattezza, consapevole che gli errori individuali possono costare carissimo. Dopo un’estate di transizione, segnata dall’addio a Roberto Mancini e dalla sua nomina improvvisa, l’ex tecnico del Napoli ha avuto poco tempo per modellare il gruppo. Ma ha riportato fiducia, verticalità, e una nuova idea di gioco. Il futuro, adesso, passa da due partite che possono valere quattro anni di lavoro.
Cosa rischia l’Italia se va agli spareggi
L’eventualità dello spareggio è lo scenario più temuto, anche per motivi emotivi. Già nel 2017 fu la Svezia a bloccare l’Italia fuori dal Mondiale, mentre nel 2022 fu la Macedonia del Nord a spegnere i sogni azzurri con un gol nel recupero. Stavolta il regolamento è ancora più rigido: non ci sarà andata e ritorno, ma una semifinale e una finale in gara secca.
Gli spareggi si giocheranno nel marzo 2026, e metteranno insieme le seconde classificate dei gironi più due squadre dalla Nations League. Il tabellone sarà formato da sei semifinali e tre finali, con sorteggio per decidere avversari e campo. Nessuna possibilità di rifarsi: chi perde è fuori. E il rischio di beccare avversari scomodi come la Polonia, la Serbia o addirittura la Norvegia di Haaland, è concreto.
La Federazione vuole evitare a tutti i costi questa roulette. Anche per motivi economici. Un altro Mondiale saltato sarebbe un colpo durissimo per la credibilità del calcio italiano, oltre che una perdita stimata di oltre 100 milioni di euro tra diritti tv, sponsor e premi UEFA.
Spalletti lo sa. E i giocatori lo sanno. Per questo, il ritiro pre-partita sarà blindato, e ogni dettaglio curato. Perché stavolta non ci sono alibi. La qualificazione è possibile. Basta non sbagliare l’ultimo metro.