ETF obbligazionari e l’illusione della liquidità

Emiliano Belmonte

Novembre 13, 2025

Durante le fasi di calma dei mercati, gli ETF obbligazionari sembrano strumenti perfettamente efficienti: si negoziano in tempo reale, offrono esposizione diversificata a portafogli di titoli di Stato o corporate e mostrano spread ridotti tra domanda e offerta. Tuttavia, la loro apparente liquidità può diventare ingannevole nei momenti di stress finanziario, quando il mercato obbligazionario sottostante si blocca. L’episodio di marzo 2020, all’inizio della pandemia, ha rappresentato una prova cruciale di questa dinamica, mettendo in luce il fenomeno noto come “trasformazione della liquidità”.

La struttura degli ETF obbligazionari: una finestra su un mercato opaco

Il mercato obbligazionario è notoriamente frammentato e poco trasparente. A differenza delle azioni, la maggior parte delle obbligazioni non è quotata su mercati centralizzati, ma scambiata over-the-counter tra istituzioni finanziarie. Gli ETF obbligazionari cercano di portare trasparenza e accessibilità a questo universo, consentendo agli investitori di acquistare o vendere quote che rappresentano un paniere di titoli. Il prezzo di tali quote, determinato dal mercato secondario, può tuttavia discostarsi dal valore reale delle obbligazioni sottostanti quando la liquidità si prosciuga.

La “trasformazione della liquidità”: una doppia illusione

Gli ETF obbligazionari operano come una sorta di intermediario di liquidità. Offrono agli investitori la possibilità di negoziare in tempo reale strumenti basati su attivi che, nella maggior parte dei casi, non sono liquidi. Durante i periodi di normalità, questa trasformazione funziona bene perché i market maker riescono a creare o riscattare quote senza difficoltà, mantenendo stabile la relazione tra prezzo dell’ETF e valore patrimoniale netto (NAV). Ma quando il mercato obbligazionario sottostante si blocca, come nel marzo 2020, i market maker non riescono più a determinare prezzi affidabili per le obbligazioni. L’ETF continua a essere scambiato, ma il suo prezzo diventa un riflesso della percezione di liquidità, non della realtà del portafoglio.

Marzo 2020: il test della crisi

Nel marzo 2020, il mercato obbligazionario globale ha sperimentato una vera crisi di liquidità. Gli investitori cercavano disperatamente di vendere titoli di Stato e corporate bond per ottenere liquidità, ma gli intermediari non riuscivano ad assorbire il flusso di ordini. In questo contesto, molti ETF obbligazionari hanno iniziato a scambiare a sconto rispetto al loro NAV ufficiale, in alcuni casi fino al 5-6%. Questa differenza è stata interpretata da alcuni come una “disfunzione”, ma in realtà rifletteva una verità più profonda: gli ETF stavano fornendo un prezzo realistico in tempo reale in un mercato altrimenti paralizzato. In altre parole, la loro apparente anomalia era in realtà una finestra sulla reale scarsità di liquidità del mercato obbligazionario.

Implicazioni per la gestione del rischio e la valutazione

La “trasformazione della liquidità” comporta conseguenze significative per la gestione del rischio. Gli investitori potrebbero credere di possedere un veicolo altamente liquido, salvo scoprire nei momenti critici che il prezzo di mercato dell’ETF non riflette il valore dei titoli sottostanti. Per i gestori di portafoglio, questo implica la necessità di integrare stress test e analisi di scenario che considerino la divergenza temporanea tra NAV e prezzo di mercato. Inoltre, la crisi del 2020 ha sollevato domande regolamentari: se gli ETF diventano l’unico punto di riferimento dei prezzi in periodi di stress, la loro funzione passa da semplice strumento di replica a meccanismo di scoperta dei prezzi per l’intero mercato obbligazionario.

Lezioni per l’investitore

Gli ETF obbligazionari rimangono strumenti utili per accedere a un mercato complesso e frammentato, ma la loro apparente liquidità non deve essere confusa con la liquidità reale delle obbligazioni sottostanti. Capire etf cos’è significa riconoscere che si tratta di veicoli che traducono un mercato statico in un mercato dinamico, ma a costo di introdurre una nuova forma di rischio. Nei momenti di turbolenza, questo rischio si manifesta chiaramente: la promessa di liquidità continua a valere, ma il prezzo pagato per ottenerla può discostarsi sensibilmente dal valore teorico.

Un equilibrio fragile

Alla luce di questi elementi, gli ETF obbligazionari incarnano un equilibrio delicato tra accessibilità e fedeltà al valore reale dei titoli. Offrono una soluzione efficiente per la diversificazione e il trading, ma la loro struttura li rende vulnerabili proprio nei momenti in cui gli investitori hanno più bisogno di liquidità. Comprendere questa ambivalenza è essenziale per chi costruisce portafogli obbligazionari moderni: dietro la superficie fluida del mercato secondario si nasconde un sistema che, pur sofisticato, rimane profondamente legato alla solidità del mercato sottostante.