Tra le ipotesi al centro della legge di bilancio 2026 spicca la riduzione del prelievo fiscale sulla tredicesima, misura che potrebbe alleggerire la busta paga di milioni di dipendenti italiani.
Il governo lavora alla manovra 2026 e, tra le opzioni sul tavolo, emerge la possibilità di una detassazione della tredicesima mensilità. Una misura discussa da settimane nei tavoli tecnici del Ministero dell’Economia, che punta a dare respiro ai bilanci delle famiglie in una fase segnata da prezzi elevati e consumi in calo. L’ipotesi non è ancora definita nei dettagli, ma il principio è chiaro: ridurre o eliminare il peso fiscale sulla mensilità aggiuntiva che milioni di italiani ricevono a dicembre.
Come funzionerebbe la riduzione del prelievo sulla tredicesima
La tredicesima, introdotta nel secondo dopoguerra come sostegno ai lavoratori dipendenti, oggi rappresenta una voce fondamentale della busta paga di fine anno. Attualmente è tassata come il resto del reddito, con aliquote che possono superare il 30% per una parte consistente dei lavoratori. L’ipotesi di detassazione, inserita nelle prime bozze della manovra 2026, punterebbe ad alleggerire questo peso, restituendo capacità di spesa proprio nel periodo natalizio, quando i consumi tendono a crescere.

Le simulazioni circolate negli ambienti economici parlano di un possibile taglio dell’Irpef o di un’esenzione parziale, almeno per i redditi medio-bassi. Un dipendente con stipendio lordo annuo di circa 28 mila euro potrebbe ritrovarsi in tasca fino a 250 euro in più rispetto al passato, secondo calcoli preliminari diffusi da fonti sindacali. Una cifra che, moltiplicata per milioni di lavoratori, avrebbe un impatto consistente anche sulla domanda interna.
L’obiettivo del governo è duplice: da un lato sostenere i redditi e contrastare la perdita di potere d’acquisto, dall’altro stimolare la spesa delle famiglie, che l’Istat ha certificato in calo costante dal 2022. Non a caso, le principali associazioni dei consumatori hanno accolto positivamente la notizia, sottolineando però la necessità di garantire coperture certe per non creare squilibri nei conti pubblici.
Effetti attesi su consumi e finanza pubblica
Secondo le prime stime, la detassazione della tredicesima comporterebbe un costo per lo Stato tra i 3 e i 5 miliardi di euro a seconda dell’ampiezza della misura. Una cifra significativa, che richiede coperture adeguate. Le ipotesi di finanziamento includono il ricorso a maggiori entrate derivanti dalla lotta all’evasione e possibili tagli alla spesa corrente.
Gli esperti di finanza pubblica sottolineano che l’intervento avrebbe un effetto immediato sui consumi di dicembre, periodo strategico per il commercio e per l’intera economia nazionale. Un incremento anche solo dell’1% delle vendite al dettaglio rappresenterebbe un segnale di ripresa importante, soprattutto in settori come abbigliamento, alimentare e tecnologia.
Resta da valutare l’impatto sul medio periodo. Se la misura si limitasse a un anno, il beneficio per le famiglie sarebbe circoscritto, mentre una detassazione strutturale aprirebbe scenari più complessi per la sostenibilità dei conti pubblici. La decisione definitiva spetta al governo e sarà parte del negoziato con la Commissione europea, che già vigila sul rispetto dei parametri di bilancio.
Nelle prossime settimane il testo della legge di bilancio entrerà nella fase di confronto parlamentare. Sarà in quel contesto che verranno definiti i dettagli: soglie di reddito, percentuali di detassazione, eventuali limiti per categorie di lavoratori. Intanto, l’ipotesi di sgravi sulla tredicesima resta una delle novità più discusse della manovra 2026, capace di incidere direttamente sul portafoglio di milioni di italiani.