Cibo per gatti: la scritta che sembra innocua ma può nascondere ingredienti sbagliati

Cibo per gatti: la scritta che sembra innocua ma può nascondere ingredienti sbagliati - requisitoire-magazine.com

Lorenzo Fogli

Settembre 14, 2025

Leggere bene l’etichetta del cibo per gatti è fondamentale: ecco come riconoscere le fonti proteiche e distinguere gli alimenti completi da quelli complementari.

Quando si sceglie il cibo per gatti, non si tratta di acquistare una semplice scatoletta o un pacco di crocchette. La dieta quotidiana del micio influisce in modo diretto sul suo stato di salute e sul benessere generale. Eppure, le etichette degli alimenti per animali non sono sempre facili da interpretare. Spesso compaiono termini vaghi, espressioni tecniche o diciture che sembrano rassicuranti, ma che in realtà richiedono attenzione. Il gatto è un carnivoro stretto, quindi ha bisogno di una quota proteica molto elevata: circa il 30-40% di proteine animali, con una percentuale di grassi che oscilla tra il 15 e il 20%, mentre le fibre devono restare ridotte. Alcuni micronutrienti, come la taurina e la vitamina A, sono fondamentali perché l’animale non è in grado di produrli autonomamente.

Gli ingredienti in etichetta e le fonti proteiche

La legge prevede che l’elenco degli ingredienti sia riportato in ordine decrescente di peso. Un alimento di qualità dovrebbe quindi avere una fonte proteica animale chiara nelle prime posizioni. La dicitura “carne fresca”, però, può trarre in inganno: contiene circa l’80% di acqua e, una volta disidratata, scende nelle quantità effettive. Per questo, indicazioni come “carne disidratata di pollo” o “farina di tacchino” offrono una misura più reale della presenza proteica. Attenzione anche alla presenza di legumi, mais o soia: contribuiscono al valore totale di proteine, ma non hanno lo stesso valore biologico per il gatto. Molti prodotti economici puntano proprio su queste fonti vegetali, che non garantiscono un apporto nutrizionale adeguato.

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Nelle etichette migliori compaiono nomi specifici come pollo, tacchino, manzo, salmone, mentre le formule generiche “carni e derivati” o “proteine animali trasformate” lasciano dubbi sull’effettiva qualità. Da distinguere anche tra proteine nobili – come la carne muscolare – e sottoprodotti animali, che possono includere ossa o scarti industriali. Non sono tossici, ma hanno un valore nutrizionale inferiore. Un confronto utile è quello tra la voce “proteine gregge” e la lista ingredienti: se un alimento dichiara il 35% di proteine ma nell’elenco compaiono legumi in evidenza, significa che buona parte del valore deriva da fonti non ottimali.

Le diciture da non sottovalutare

Un altro punto critico riguarda le definizioni commerciali. La frase “cibo completo” indica un alimento che fornisce tutti i nutrienti necessari al gatto, mentre “cibo complementare” va inteso solo come integrazione o premio. Confondere le due tipologie può portare a squilibri seri nella dieta. Da leggere con attenzione anche espressioni come “carni e derivati”, che non specificano le parti utilizzate, o “aromi naturali”, che spesso non hanno alcun legame con ingredienti freschi e non trasformati.

Infine, è importante ricordare che le dosi consigliate riportate in confezione sono solo valori medi. Un gatto giovane, una femmina in gravidanza o un micio obeso hanno esigenze diverse. In caso di patologie croniche, come diabete o insufficienza renale, la dieta deve sempre essere calibrata da un veterinario esperto in nutrizione. Per qualunque dubbio, ogni confezione deve riportare un numero di servizio clienti a cui rivolgersi. L’alimentazione, più di ogni altra scelta, incide sulla salute a lungo termine del gatto e non va lasciata al caso.