Perché Mercoledì 2 ha perso smalto dopo le prime puntate

Jenna Ortega

Jenna Ortega è Mercoledì Addams.Fonte foto www.netflix.it-requisitoire-magazine.com

Franco Vallessi

Settembre 4, 2025

Un inizio promettente lascia spazio a una seconda parte confusa e spezzata: Mercoledì 2 non regge il confronto con l’esordio.

C’era grande attesa per la seconda stagione di Mercoledì, serie di punta targata Netflix che nel 2022 aveva consacrato Jenna Ortega come nuova icona gotica della generazione Z. L’hype era giustificato: la prima stagione era stata un successo globale, e i fan aspettavano con trepidazione nuovi misteri, sarcasmo tagliente e atmosfere burtoniane.

Eppure, qualcosa è andato storto. O meglio: qualcosa si è spezzato a metà. La divisione della stagione in due volumi – una scelta sempre più ricorrente in casa Netflix – ha finito per evidenziare il vero punto debole della serie: una struttura narrativa claudicante, che parte bene ma si perde per strada.

Volume 1: un ritorno brillante che promette più di quanto mantiene

Il Volume 1, composto da quattro episodi, aveva lasciato ben sperare. Dopo gli eventi della prima stagione, Mercoledì Addams torna all’Accademia Nevermore, diventata ora suo malgrado una sorta di eroina gotica. Tra nuove visioni oscure e omicidi misteriosi, il tono della serie sembrava riallacciarsi con intelligenza e coerenza al capitolo precedente.

Le atmosfere restavano cupe e affascinanti, la scrittura più fluida, i dialoghi ancora più taglienti, soprattutto quando la Ortega interpreta con perfetta freddezza il suo personaggio. Il triangolo amoroso che tanto aveva fatto storcere il naso è stato eliminato, e la famiglia Addams torna ad avere un ruolo più centrale e dinamico.

Isaac Ordonez
Isaac Ordonez è Pugsley Addams. Fonte foto www.netflix.it-requisitoire-magazine.com

Anche la regia, in particolare quella degli episodi diretti da Tim Burton, regala momenti di vera eleganza visiva. L’estetica rimane infatti uno dei punti di forza più evidenti, forse il più riuscito: luci, costumi, scenografie sono pensati per affascinare e per rimanere impressi.

Il primo blocco funziona, e lo fa con leggerezza e ironia, riuscendo a portare avanti un intreccio solido, pur senza grandi scossoni. Le storyline secondarie sono contenute, funzionali, e la protagonista brilla come sempre. Tutto lascia intendere un crescendo. E invece, succede il contrario.

Volume 2: un tracollo narrativo che vanifica le premesse

Dal quinto episodio in poi, il meccanismo s’inceppa. Il Volume 2 si apre risolvendo fuori campo il cliffhanger con cui si era chiuso il primo blocco. Un errore gravissimo dal punto di vista della tensione narrativa. Si ha l’impressione che gli autori vogliano ripartire da zero, quasi come se stessero già preparando la terza stagione. Ma il problema principale è un altro: vengono messe al centro trame secondarie deboli, che mancano di coerenza, sviluppo e interesse.

Il mistero legato alla visione di morte imminente rimane sullo sfondo, gestito con espedienti narrativi pigri e passaggi forzati. I personaggi principali sembrano perdere direzione, alcuni cambiano idea da una scena all’altra, altri vengono messi da parte senza un vero motivo. La regia cerca di tenere in piedi la baracca, ma si percepisce una certa stanchezza. L’ossessione di Netflix per i momenti virali – quelli che possono diventare reel o TikTok – diventa quasi invasiva: un episodio che avrebbe potuto rappresentare il punto emotivo più alto della stagione viene sacrificato a favore di scene “instagrammabili” e meme involontari.

Non mancano piccoli guizzi, ma sono episodi isolati in una seconda metà che fatica a coinvolgere. Il finale lascia aperta una nuova linea narrativa, più libera e promettente. Ma il danno è fatto: l’entusiasmo iniziale viene diluito, e la coerenza generale del racconto risulta compromessa.

Mercoledì 2 non è una serie da bocciare, ma è una stagione che delude dopo aver promesso molto. Il primo volume costruisce, il secondo smonta. È una parabola discendente che mette in discussione l’intero impianto narrativo. Rimane la qualità visiva, rimane la forza di Jenna Ortega, rimane l’affetto del pubblico per un mondo gotico che funziona ancora.

Ma serve una riflessione: nella corsa a frammentare le stagioni e moltiplicare i contenuti, Netflix rischia di diluire il valore dei suoi stessi prodotti. La terza stagione è già in produzione: se vorrà riconquistare il pubblico, dovrà tornare a raccontare con coerenza, profondità e coraggio. Perché l’ironia nera da sola non basta a tenere in piedi una serie.